Abbandonata al sonno davi avanspettacolo,
morbido lento come una macchina
Sulla faccia non sono pronosticabili i tuoi sonni E bisogna stare attenti
ai balletti di sopracciglia e musetto
quando imitano lo stropiccìo di un cisto
ma senza emettere alcun odore
E con mellifluo sguardo involuto ad ape mellifera o a calabrone
Con la punta delle mani cerco fra le tue
mani la linea della vita quelle sue interpunzioni
per determinare quanto lunga sarà e se sarò
quello che stringerà quotidianamente, come il pane,
un salmo al banchetto, il palmo in mezzo alla folla confusa o metto al dito un anello oppure lo porto all'altare
con finte felicitazioni
Un ghigno e torno a tuffarmi nei ricordi
Le pinne restano sul bordo di graniglia
E lasciavi m'immergessi senza boccaglio
Senza vestito Tu priva di muta e piena di acca che va
messa sempre comunque
fai i compiti con le labbra Cifrari mormorati
E centinaia di lepidotteri nei reciproci stomaci
a quel tempo immerso nel tuo corpo acquatico di saliva sudore e umori
Disimparavo il naso se non per respirarti
fatta d'aria come eri fatta d'aria come il tuo zodiaco
Faccia stanca di sbuffi Purchessia una taumaturga
Ha attraversato già il trentaduesimo canto, quelle basse temperature
Le immagini di Doré, che scaldano il torso
all'altezza del petto, come una storia vera
con la legna finita
e l'unica possibilità è un'emozione, un'aritmia, un sussulto
che ti incendi i lobi
delle orecchie, di porpora,
adesso di gesso albicante Non sposta
un dito ne aspetta dieci su di sé fatti teneri rastrelli Giacché
la noia è l'inferno della indifferenza
a cui bisogna scampare, non fare il filarino
Guarisce la tua presa
Se ti dai o prendi il risultato è uguale la concessione è tua
La gelosia è un monocolo sui palchi spogli
Così la notte, le notti senza calma
Come mi vedevi con gli occhi chiusi e sonnecchiosi
non eri tu Eri tutta l'umanità E si va'
a bisdosso si trotta o si cavalca con l'eleganza di un andaluso dal baio manto o sul tuo slavato manto
sempre più perlaceo Muovo una mano
sul tuo viso ogni volta che non è un viso da foto
Chiedo ai tuoi occhi di portare fuori gli ombrelli
e si tengano la pioggia, perché a volte è anche un guizzo di risa,
però purché portino via
dalla tua testa e non tornino più i pensieracci del mattino
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